Il caffè è senza dubbio uno dei simboli del Belpaese: l’espresso rappresenta un rito quotidiano irrinunciabile, che scandisce le nostre giornate, sia al lavoro, sia nel tempo libero.
Ma il viaggio per arrivare fino a noi è stato lungo e dobbiamo tornare indietro di molti secoli per scoprire qual è stata la storia del caffè e come sia arrivato fin qui.
Vediamo insieme le origini del caffè e il suo percorso per giungere (fortunatamente!) nelle nostre tazzine e in quelle di tutto il mondo.
Sebbene un viaggio a ritroso nel tempo non sia mai facile perché, più ci si allontana nel tempo e nello spazio e più le tracce si fanno confuse, su luogo e periodo della “nascita” dell’antenato del caffè non ci sono dubbi.
È il IX secolo d.C. e siamo in Etiopia, Africa, più precisamente nella regione del Kaffa (non vi sembra familiare questa parola?).È in questo territorio che nascono spontanee le prime piante di caffè, arbusti forti abituati ai climi caldi che donano delle speciali bacche come frutto. Circolano varie storie su come l’uomo abbia scoperto le favolose virtù di queste bacche: la leggenda più gettonata riguarda però un pastore di nome Kalid e, più nel dettaglio, le sue caprette.
Si racconta che un giorno il pastore avesse perso di vista il proprio gregge che tardava più del solito a tornare. Andò quindi a cercarlo e, quando lo trovò, si accorse che i suoi animali erano particolarmente vivaci ed energici. Incuriosito da questo fatto, seguì le capre e si accorse che si erano cibate di alcune bacche rosse prodotte da arbusti del territorio. Pensando potesse esserci un collegamento fra le bacche e l’insolita vitalità delle bestiole, ne raccolse un po’ e le portò al vicino monastero per sottoporle all’attenzione dei monaci, da sempre grandi esperti di piante, infusi e decotti.
I monaci ne ottennero un infuso dal gusto amaro che, si scoprì con stupore e piacere, riusciva a tenerli svegli anche durante le lunghe ore di preghiera. La strada per arrivare all’espresso sarebbe stata ancora lunga, ma il primo passo era stato fatto.
Siamo ancora lontani dalla bevanda che conosciamo, perché in questi territori le bacche venivano utilizzate per due preparazioni che poco o nulla hanno a che fare con un espresso: il qishr e il bunna.
Il qishr era un’infusione preparata con le bucce dei frutti del caffè, più simile al tè come consistenza. Il bunna veniva invece preparato partendo dalle bacche vere e proprie, che venivano bollite e lasciate nella bevanda, che aveva infatti una parte liquida e una più solida.
Per anni lo Yemen mantenne il monopolio della coltivazione e dell’esportazione del caffè, consapevole della ricchezza che ne derivava. Era severamente vietato far uscire dal territorio piante o germogli di caffè ed è in questi anni che guadagna importanza un porto Yemenita il cui nome vi suonerà familiare: si tratta del porto di Mokha, che dal XV al XVII secolo fu il principale “centro di smistamento” del prezioso prodotto.
Come succede con ogni divieto però, alla fine c’è qualcuno che lo viola: fu un pellegrino Indiano di nome Baba Budan che, a seguito di scontri con le autorità locali, tornò nel suo paese di origine e volle portare con sé proprio i semi di una pianta di caffè, sfidando il monopolio Yemenita. Ne ebbe origine una coltivazione esistente ancora oggi, il cui nome è non a caso Plantation Bababudan.
Questo gesto apparentemente di poco conto dà invece alla storia del caffè un grande impulso: l’India era all’epoca colonia Olandese ed ecco che dopo l’Africa e l’Arabia, verso la fine del XVI secolo il caffè è finalmente pronto a fare il suo debutto in Europa e nel resto del mondo.
Sebbene Napoli sia considerata la città del caffè per antonomasia, è a Venezia che il caffè fa’ la sua prima apparizione nel Belpaese. La cosa non stupisce, visto che la Serenissima era al tempo estremamente attiva nei commerci e quindi in grado di intercettare prima di altri prodotti e novità. Nel 1570 il medico e botanico padovano Prospero Alpino portò dall’Oriente alcuni sacchi di quello che prometteva essere un prodotto naturale dalle mille virtù.
Non ci volle molto perché la bevanda si diffondesse prima tra l’Aristocrazia Veneta e pian piano nel resto del paese. È del 1683 l’apertura del primo Caffè in Piazza San Marco, “All’Arabo”. In poco tempo le caffetterie in città arrivano a 200.
Era nato l’amore fra Venezia e il caffè.
A Roma, Firenze e in molte altre, i “Caffè” divennero ben presto luoghi di incontro di artisti, studiosi, politici, pensatori di ogni ramo del sapere: si trascorrevano ore a parlare, discutere, confrontarsi, sostenuti dall’energia dell’ormai immancabile bevanda arrivata da lontano.
Nel suo viaggio Italiano, il caffè arrivò a Napoli che, inizialmente scettica, non tardò poi ad apprezzarlo e celebrarlo.
Con l’entusiasmo e il calore degli estimatori Partenopei il caffè si avviava a divenire quel mito che ancora oggi, molti secoli dopo, fa parte della nostra storia e cultura.