Che il caffè sia una delle bevande più amate e bevute al mondo lo sappiamo bene, per noi Italiani in particolare l’Espresso (di qualità e ben fatto!) è una vera e propria istituzione, elemento imprescindibile che scandisce le nostre giornate e i nostri momenti di convivialità. Sapete però che il caffè e il mondo animale sono in qualche modo collegati? No? Allora vi invitiamo a leggere quanto segue per saperne di più su questo strano quanto vincente binomio.
Innanzitutto, secondo la tradizione, la scoperta delle doti rinvigorenti dei frutti di questa pianta la si deve proprio a delle caprette. Si racconta che un giorno un pastore dello Yemen di nome Kalid, non vedendo arrivare il proprio gregge di capre, andò loro incontro trovandole particolarmente vivaci ed energiche. Incuriosito da questo fatto, le seguì e osservò che si erano cibate di alcune bacche rosse prodotte da arbusti del territorio.
Ne raccolse un po' e le portò al vicino monastero per sottoporle all’attenzione dei monaci, da sempre grandi esperti di piante, infusi e decotti. Da questo incontro nacque una bevanda amara che si scoprì con stupore e piacere essere capace di tenere svegli i monaci anche durante le lunghe ore di preghiera, e che ha avuto poi diffusione in tutto il mondo perfezionandosi sempre più nella forma e nel gusto.
Ma il contributo del mondo animale a quello del caffè va ben oltre ed ecco che entrano in scena le formiche: in Brasile un coltivatore attento al benessere dell’ecosistema ha deciso di togliere ogni tipo di pesticida dalla propria piantagione lasciando alla natura la possibilità di “fare il suo corso”.
Si è accorto ben presto che le formiche, attirate dalle bacche, le trasportano nei formicai cibandosi della polpa e lasciando i chicchi ripuliti come scarto. Li ha raccolti e ha ottenuto da essi una tipologia di caffè che i fortunati assaggiatori descrivono come unico, caratterizzato da un’acidità del tutto particolare e gradevole. Un prodotto assolutamente green e biologico nel senso più ampio del termine che prende appunto il nome di “Caffè Ant”.
Se le operose formiche fungono in qualche modo da raccoglitrici e pulitrici dei chicchi, ci sono altri due animali che vanno ghiotti delle bacche di caffè e che contribuiscono a creare le due varianti più pregiate e costose che ci siano. Solo che in questo caso, prima di essere lavorato, il chicco deve attraversare… il loro apparato digerente.
Iniziamo dalla varietà Kopi Luwak: essa si ottiene grazie alle civette delle palme o zibetti (Paradoxurus hermaphroditus), dei graziosi roditori che vivono in alcune zone della Cina, nel Sudest asiatico, a Java, a Sumatra, nelle isole indonesiane e nelle Filippine. Essi si cibano delle bacche più mature della pianta ma il loro apparato digerente non riesce a elaborarle completamente: è facile immaginare dove vada a finire la parte rimanente della bacca… esattamente, nelle feci. Raccolti e ripuliti, questi chicchi grazie al processo di fermentazione subito danno vita ad un caffè dal gusto amaro e con un retrogusto di cioccolato e di selvatico, venduto a circa 800 euro al chilogrammo, più o meno 12 euro a tazzina.
Alcune critiche sono state mosse al sistema con il quale questi animali vengono sfruttati per questa produzione, che non è più affidata a processi solo naturali ma forzata. Ciò ha portato alla nascita di quella che è attualmente la varietà più costosa, la Black Ivory, il cui prezzo può raggiungere gli 85 euro a tazzina.
Qui l’animale protagonista è l’elefante Tailandese e l’inventore è un Canadese di nome Blake Dinkin. Alla ricerca di una soluzione più etica che sfruttasse la fermentazione dell’apparato digerente animale senza comprometterne il benessere, ha condotto vari esperimenti fino ad individuare la formula perfetta.
Nel villaggio Ban Taklang, nel Surin, gli elefanti vengono nutriti con riso, banane e tamarindo al quale vengono aggiunti i chicchi di Arabica. Quando il processo digestivo e di fermentazione ha avuto luogo (possono volerci fino a 72 ore), dalle feci degli animali vengono selezionati i chicchi, che una volta essiccati e tostati creano quella che gli esperti considerano una varietà assolutamente straordinaria. Il caffè Black Ivory è caratterizzato da note di cacao, spezie, sentori di tabacco e cuoio, con un retrogusto di ciliegia sciroppata.
Come vedete il mondo naturale ci riserva delle sorprese curiose ed inaspettate, dandoci la possibilità di gustare caffè dagli aromi davvero unici: certo sta all’uomo trarre da tutto questo i migliori vantaggi senza però impattare negativamente sull’ecosistema e sul benessere della natura, degli animali e della comunità. Le nostre miscele Fair-Trade provenienti da commercio equo e solidale si inseriscono proprio in questo contesto di rispetto umano e ambientale, perché è solo da un binomio tra uomo e natura gestito con saggezza e coscienza che possiamo ottenere il meglio in termini di gusto e sostenibilità.
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